Poesie tratte dal libro "Era mio padre" di Claudia Saba, recitate da Giulia Roncari.
Quante braccia oneste hanno sfiorato il mio corpo, senza poi indurre al peccato?
Quanto amore fluttua nell’aria, senza trovare il cuore a cui è destinato? Troppo alto il prezzo, per il mio peso troppo leggero.
Troppe sono le parole che conservo senza un vero significato.
Il male che genera male e il bene che fugge via, lontano.
Ridere di me, ti basterà.
Suona, la musica, mormora, il mare. Il vento rattrista questo mio divenire. Non è dolore il mio ricordo.
Non è dolore questo pensiero che scalfisce la mia anima.
Non è dolore questa voglia mia di appartenere solo a me stessa.
Non è dolore il ritrovarsi, dopo essersi persi.
Ho paura a dirlo, e il cuore mio tace e si fa pietra.
Per molti anni, ho custodito caro il peso del disprezzo.
Il piacere, non è la carne.
Il piacere, della mia anima solitaria, che alimenta la notte.
Un debole lamento stanco, nato dall’ombra esile dei miei respiri.
Non mi guardare, ho gli occhi sporchi di lacrime adesso, non mi toccare, non sento più niente.
Con il sorriso, di chi tanto ha atteso, continuo ad attendere.
Verrà l’alba, e il tramonto, sarà solo un ricordo lontano.
Cresceva dentro di me la vita, la sentivo prendere forza, e poi muoversi, scalciare, farsi spazio. Strada.
Intorno a me, avvertivo gelida indifferenza. Nessuno sembrava notare la mia pancia gonfia, rigogliosa.
I mesi passavano veloci. Un altro parto.
Un nuovo dolore. Il travaglio.
Mi concessi per qualche istante un nuovo attaccamento alla vita.
Un istante effimero, inefficace.
La notte piangeva, Marco, piangeva for-te, e non avevo forze.
Era come se fossi prosciugata di tutto l’affetto e non ne avessi a mia volta per donarlo.
Mi sentivo trascurata, e ancora trascura-vo, svolgendo i compiti di madre, senza spazio per l’emozioni.
Era tutto in ordine, ma solo fuori di me.
Il mare, l’odore di salsedine i miei pensieri diluiti per osmosi in emozioni.
Annegare per respirare, odiare per non mentirsi, mendicare attenzioni per sottrarsi al dolore.
L’illusione. Di capire, di capirsi.
L’inganno. Di sussistere, alla vita, per le vite che avevo generato.
Il vento dell’angoscia e il suo soffio fondamentale.
Lasciò qui, sul foglio, pensieri sparsi, come sguardi fugaci, quelli delle attenzioni mancante.
Il mare.
La sabbia sottile è un tappeto di perline, particelle di vita divenuta cenere. Io sono spuma bagnata.
Io sono crisalide muta. Io sono il tempo.
Lo specchio dei miei ricordi. Cimeli appannati.
I miei ricordi.