Guardare il mondo
attraverso gli occhi
della genialità creativa:
è un raro dono, che capita agli artisti.
È capitato a Chris Cappell, nome d’arte di Christian Cappelluti, che nasce a Roma il 17 agosto 1975 e cresce nel quartiere dell’Eur, ma che al momento di frequentare l’università decide di stabilirsi negli Stati Uniti, il luogo dove avrebbe voluto vivere per il resto della sua vita. Una vita troncata nell’estate ’98, durante una vacanza in Scozia (una terra che lo affascinava moltissimo), per una non comune forma di allergia alimentare.
Christian ha sperimentato una parabola insolitamente luminosa nella sua esistenza: eccezionalmente brillante negli studi, coronati con una laurea “summa cum laude”; eccezionalmente attento e premuroso nei confronti degli amici, e per questo estremamente popolare; talmente ricco di talento in campo musicale da risultare geniale, e capace di attirare la stima di altri artisti già famosi e apprezzati in tutto il mondo, come Mina, la grande cantante che non fa fatica ad individuare in lui “una particolare eleganza nel pensiero e nel tratto”, come lei stessa scrive in una lettera indirizzata ai genitori subito dopo averne appreso la scomparsa.
Da bambino Christian è dotato di un temperamento estremamente curioso e vivace, tanto da venire definito “la tempesta”. Combina scherzi e marachelle, eppure il suo animo già dimostra una natura insolitamente sensibile e gentile: è quanto emerge dal suo diario d’infanzia, che inizia a riempire nell’aprile ’83. È in quelle pagine che troviamo espressioni tenerissime sulla sua prima cotta infantile, la piccola Valentina, e anche osservazioni piene di humour ma anche di affetto sul papà, la mamma, la nonna, la maestra, i compagni di scuola e di giochi. Il diario viene riempito fino alla metà di gennaio del 1984. Qualche settimana prima, in occasione del Natale, Christian riceve in regalo dai genitori lo strumento che segnerà tutta la sua vita: una chitarra, ovvero la sua “Katy“, come vorrà chiamarla. Egli stesso, diversi anni dopo, ricorderà così quell’episodio:
“È il giorno di Natale del 1983. Ho otto anni, sono seduto sul divano del soggiorno nell’appartamento dei miei genitori. Sto tenendo Katy fra le mie braccia. Devo sembrare piuttosto buffo, mentre sorrido e con le mie piccole dita accarezzo il suo collo nel modo imbarazzato di un bambino. La ragione principale del mio disagio è che Katy è arrivata davvero all’improvviso. Cinque minuti fa, non avrei mai immaginato di fare quello che sto facendo ora: cerco di provare la mia prima chitarra”.
E aggiunge:
“Ancora non riesco a capire perché mamma e papà abbiano scelto come regalo di Natale una chitarra. Forse, perché non sapevano cosa regalarmi e volevano provare ad essere originali. Lo furono davvero, ma la triste verità è che io probabilmente avrei apprezzato di più un regalo “normale”, qualcosa come un pupazzo, un giocattolo oppure una bicicletta”.
Come tutti i bambini, dunque, Christian rimane più sconcertato che entusiasta all’idea di dover imparare a suonare uno strumento, ma si accorge subito che questa nuova forma di apprendimento lo appassiona, al punto tale che brucia le tappe e non ancora adolescente si accorge che suonare è diventato il suo passatempo preferito, anche perché scopre di riuscire facilmente a trovare gli accordi di qualsiasi canzone ascoltandola attentamente. Contemporaneamente alla sua passione per la musica, Christian coltiva un altro interesse di particolare interesse per il suo futuro: lo studio della lingua inglese. Commenta il padre Franco:
“Era così appassionato alla cultura e allo stile di vita degli Stati Uniti che io, per prenderlo in giro, lo paragonavo all’americano del film di Alberto Sordi”.
E la madre Adriana ricorda :
“Senza nessun intervento da parte nostra, già da ragazzino Christian si comprava i corsi audiovisivi d’inglese e passava ore a studiare ed esercitarsi.
Il risultato? Quando a 19 anni Christian si trasferirà in un college statunitense per il suo corso di laurea in business, la sua conoscenza e la sua pronuncia della lingua inglese saranno così perfette da trarre in inganno gli altri studenti della Wake Forest University , i quali non riusciranno a credere che quel loro compagno di studi provenga dall’Italia e non sia, invece, un loro connazionale.
Torniamo al rapporto felice tra Christian e la musica. Alla fine degli anni Ottanta gli impartisce lezioni il suo terzo insegnante di musica, Joe, un ragazzo nato e cresciuto in Argentina ma di origini italiane. Nello stesso tempo Christian si rende conto che comporre musica lo eccita in modo particolare.
Leggiamo queste sue considerazioni, legate proprio a quel periodo:
“Ogni volta che mi viene in mente un’idea interessante, come una melodia originale o una bella progressione di accordi, prendo il mio registratore portatile e mi registro mentre canto e suono. All’inizio trovavo le mie registrazioni interessanti, ma ultimamente non mi soddisfano più: quando ascolto la musica nella testa ho più strumenti che suonano! Sono sicuro che la musica che compongo sarebbe decisamente migliore con un basso, un pianoforte ed anche delle percussioni. Forse dovrei chiedere ad Ivano, Maurizio ed i miei altri migliori amici se hanno voglia di formare una band musicale”.
Questa intenzione è la molla che scatena l’attività scelta da Christian per il resto dei suoi giorni: quella di cantautore.
Dagli anni dell’adolescenza in poi, la vita di Christian è un vortice di avvenimenti, sia per quanto riguarda la sfera privata sia per ciò che coinvolge la sua carriera artistica. Di solito ci si aspetta che un artista tenda a trascurare gli studi accademici, ma nel caso di Christian non è così. Semmai, è vero il contrario. Un itinerario lusinghiero che lo porta a laurearsi con il massimo dei voti in appena tre anni (con un corollario di borse di studio) s’intreccia con una sempre più intensa ricerca di un proprio spazio nel panorama musicale più implacabile del mondo, quello americano. Christian si sente di casa, in America. Sembra quasi che le sue vere radici siano lì, e non in Italia. Osserva il figlio di Mina, Massimiliano Pani:
“Christian si sentiva tagliato per il mercato americano, ed era in America che voleva cogliere il successo”.
Tuttavia, prima di riuscire a strappare un contratto con una delle personalità più influenti del mondo musicale negli Stati Uniti, l’avvocato Owen Sloane, proprio un mese prima della sua morte prematura, Christian sa inserirsi anche nell’ambiente musicale italiano, lavorando a fianco di Mina per il CD Pappa di latte uscito nel 1995 (un’esperienza che porterà i due a fare amicizia) e con il complesso dei Pooh per una loro tournée. Christian accompagna il celebre complesso quando ha appena 18 anni, nel ’93.
C’è un leit-motiv nel breve, ma intenso itinerario artistico di Chris Cappell: il legame tra la sua ispirazione musicale e i sentimenti che lo legano a figure femminili. Il suo primo amore si chiama Costanza, una bambina appena uscita dalle elementari che proprio per il suo aspetto (è bionda e ha gli occhi azzurri) cattura le emozioni di un Christian entrato ormai nella fatidica età dell’adolescenza. Poi è la volta di Stefania, che anima i suoi sogni negli anni conclusivi del liceo. Quindi tocca a Federica il ruolo di “musa ispiratrice”: si incontrano alcuni mesi dopo l’iscrizione di Christian alla Wake Forest University, ed è lei la “lemon girl” che dà il titolo a una sua canzone. Con Federica viene instaurato un rapporto d’amore ormai adulto, che sfocia nella convivenza. I suoi primi due amori coincidono con gli anni delle medie e del liceo, quando Christian si impone all’attenzione degli insegnanti per la propria intelligenza assolutamente non comune. Alla fine degli anni Ottanta viene iscritto dai genitori al Liceo Scientifico dell’Istituto “Massimo”, una delle più prestigiose istituzioni scolastiche private della capitale. La sua professoressa di lettere lo ha definito “un alunno attento, curioso, desideroso di scoprire quei piccoli grandi misteri che si celano dietro ai versi dei poeti”. Il rapporto profondo di stima e di affetto tra Christian e questa sua insegnante, Paola Filonzi, ha un epilogo particolarmente felice all’esame di maturità, nell’estate del ’94, quando Christian sceglie il tema letterario, incentrato su un testo del Manzoni riguardante l’unità della lingua
L’analisi di Christian è talmente ricca sia di riferimenti culturali che di spunti originali da essere scelta come una delle migliori composizioni di quell’anno e pubblicata, come tale, dal Ministero della Pubblica Istruzione.
L’amore per Federica, invece, lo accompagna nel periodo degli studi universitari. Anche alla Wake Forest University si verificano progressi e successi, che includono la borsa di studio “Wall Street Journal” e una laurea col massimo dei voti (ottenuta con un anno di anticipo rispetto all’iter abituale).
Il suo percorso universitario fu brillante: ottenne vari riconoscimenti quali l’iscrizione alla Dean’s List ogni semestre, l’ammissione alla Golden Key National Honor Society (vi sono stati ammessi anche i presidenti Reagan e Clinton), alla Phi Beta Kappa, alla Beta Gamma Sigma (specializzata per il settore economico). Ottenne la Jones Holder Business Scholarship; il Wall Street Journal Award e il Lura Baker Paden for Highest Achievement in Business.
Ma ciò che colpisce maggiormente è l’alone di stima, persino di ammirazione, con cui lo circondano i suoi stessi professori. ne è una testimonianza la lettere che il preside congiunto dell’università, William S. Hamilton, indirizza ai genitori appena appresa la notizia della sua morte:
“Dovete pensare che nonostante la vita di Christian sia stata così breve, essa è stata piena di significati, molto più soddisfacente della vita di chi vive per cent’anni. Egli ha arricchito con idee originali la mia vita e quella di centinaia di nostri studenti“
Il grande dono di riuscire ad applicarsi negli studi quasi senza fatica o stanchezza può anche spiegare l’eccezionale fertilità di Christian in campo musicale. Già adulto, analizzando le fonti della propria ispirazione, si accorge che si tratta di un fenomeno imprevedibile e fuori controllo. E osserva:
“Questa strana abilità che ho, quando è “attivata in modo creativo”, costituisce il metodo base attraverso il quale la mia ispirazione comunica con me: senza alcun preavviso, quando meno me lo aspetto il verso o il ritornello di una canzone che non ho mai sentito in vita mia, appare nella mia testa. La parte della canzone che mi ha portato la mia ispirazione è sempre completamente arrangiata e completa di testi e, solitamente, non è troppo difficile per me da sviluppare un’intera canzone da quel frammento”.
Questa naturalezza nel fare musica non ha impedito, tuttavia, un impegno negli studi musicali. A soli sedici anni, nell’estate ’91, sceglie il prestigioso Berklee College of Music di Boston, negli Stati Uniti, per seguire la sessione estiva dei corsi musicali, con eccellenti votazioni finali. E la sua amica Marta non ha mancato di osservare che “il linguaggio musicale per Christian rappresentava un linguaggio di elezione, anche nella sua dimensione religiosa. Infatti durante tutto il periodo del liceo, una parte importante della sua attività scolastica era dedicata alla composizione ed esecuzione delle musiche sacre che accompagnavano la celebrazione della Santa Messa, privilegiando i gospel americani di cui era un ammiratore appassionato”. In fondo, come per tutti gli artisti, fare musica era per Christian l’equivalente di un’auto-espressione. Non a caso, le sue ultime canzoni risultano quasi profetiche, nel senso che da esse emerge un forte anelito verso un mondo ultraterreno, verso la vita oltre la morte
Arriviamo così alle ultime tappe dell’esistenza di Christian. Se da un lato c’è il doloroso distacco da Federica, dall’altro c’è un’incalzante volontà di ritagliarsi un proprio spazio sull’orizzonte della musica. Una volontà condita da grande carica di entusiasmo, come ricorda Massimiliano Pani:
“La sua era una personalità solare, entusiasta, e in lui il talento si combinava a una maturità di carattere molto superiore rispetto all’età biologica”.
Gli ultimi due anni di vita conducono Christian a perseguire con determinazione e impegno il suo obiettivo di produrre incisioni destinate a un vasto pubblico. Questo è anche il periodo del suo nuovo, ultimo amore: è Antonella, una studentessa universitaria che gli sarà accanto anche negli ultimi istanti di vita in un ospedale scozzese. La fine di Christian, tanto inaspettata quanto improvvisa, è dovuta a una strana e terribile malattia che lo assale nell’agosto 1998, appena dopo aver bevuto una bevanda a base di pomodoro acquistata in un negozio biologico. I genitori fanno appena in tempo a raggiungerlo per vederlo ancora in vita, dopo ore di viaggio in preda all’angoscia, ma il loro ritorno segna l’inizio di un lutto contro natura. Oggi Christian riposa sotto una croce circondata dall’erba, nel cimitero di Anzio.