Roma
Nei giorni di giovedì 21 e venerdì 22 novembre si è svolto presso la SSAS –Scuola Superiore di Studi Avanzati – Sapienza, un Convegno Internazionale dedicato alle “Scritture distratte. Pensiero e pratiche della distrazione nella letteratura e nella filosofia moderne” (Theories and Practices of “Distraction” in Modern Literature and Philosophy).
Il convegno, che conclude due anni di ricerca dedicati a “Leopardi e il concetto di distrazione nella scrittura letteraria e filosofica italiana moderna”, ha visto la partecipazione di studiosi italiani e stranieri che hanno tenuto relazioni in tre lingue (italiano, francese e inglese) su vari testi cruciali per ricostruire, tra il XVI e il XIX secolo, una storia del concetto di distrazione, fondamentale per il pensiero leopardiano.
Ha introdotto il convegno Franco D’Intino, facendo gli onori di casa e portando i saluti del Direttore della SSAS Mattia Crespi. La prima sessione della mattina del giovedì, da lui presieduta nella sede della SSAS, ha visto interventi di giovani studiosi del Laboratorio Leopardi riguardo autori italiani: Vincenzo Allegrini (Distrazione e oblio nel Settecento italiano); Alviera Bussotti (Distrazioni saturnine e solari fra l’Ortis e le Grazie); Valerio Camarotto (Fuori dall’“ordinario”: distrazioni e stravaganze leopardiane); cui si è aggiunto Matteo Giuggioli dell’Università di Roma Tre, con una relazione di argomento musicale (Scenari della distrazione nel Settecento musicale europeo).
Il convegno si è poi spostato nell’Aula multimediale del Rettorato. Qui la mattinata del venerdì, presieduta da Alessandra Aloisi (Oxford), è stata dedicata a tre filosofi: Montaigne nell’intervento di Sylvia Giocanti dell’Università di Paris 1 – Panthéon-Sorbonne (Les vertus de la distraction dans le scepticisme moderne); Cartesio e Spinoza in quello di Melanie Zappulla dell’Università di Paris 1 – Panthéon-Sorbonne (Admiration in Descartes and Spinoza, between attention and distraction); Giulia Puzzo (Laboratorio Leopardi) ha illustrato invece la fortuna europea e in particolare tedesca di un testo fondamentale per la storia della distrazione (Le distrait di Jean-François Regnard (1697) e la sua fortuna tedesca); mentre Michele Sisto (Università di Pescara) ha allargato la prospettiva sull’area tedesca con una analisi semantico-lessicale del termine “Schwärmerei” (Fanatismo e distrazione. Metamorfosi semantiche della nozione di “Schwärmerei” in area tedesca a partire dalla Geschichte des Agathon di Ch. M. Wieland).
Nella terza sessione, tenutasi nel pomeriggio di venerdì, Elena Sofia Arpe, dell’Università Cattolica di Milano, ha affrontato il concetto di distrazione a partire dal linguaggio giuridico romano, fino alla letteratura devozionale (The Concept of Distraction in Devotional Literature. Origins and Metamorphoses); Kathryn Murphy, dell’Università di Oxford, ha attirato invece l’attenzione su alcuni aspetti cruciali dell’opera dell’inglese Robert Burton che rappresentano forme testuali di distrazione (Intent and Neglect: Robert Burton, Albrecht Dürer, and Attentional Recreation).
La sessione di venerdì pomeriggio si è conclusa con la relazione “Keynote” di Paul North, dell’Università di Yale, in cui il prestigioso studioso americano ha proposto una teoria della distrazione in relazione alla psicanalisi (Why Do We Think at All?), dibattuta poi in dialogo con Alessandra Aloisi (Oxford).
Tutte le sessioni si sono concluse con un animatissimo dibattito che ha coinvolto i molti studiosi presenti e le decine di studenti che hanno partecipato al convegno